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Senza contratto i collaboratori di Italia Lavoro


Chi dovrebbe aiutare i disoccupati a trovare un lavoro, il lavoro non ce l’ha più. Dal primo aprile sono rimasti a casa oltre due terzi degli impiegati di «Italia Lavoro Spa», agenzia del Ministero che si occupa dei progetti di politica attiva a favore di giovani, inoccupati e fasce deboli. Dei circa 1250 dipendenti della società, che è anche tra i soggetti chiamati a realizzare il piano Garanzia Giovani in tutta Italia, oltre 900 - di cui circa 180 con contratti a tempo determinato e il resto con collaborazioni a progetto - hanno lasciato gli uffici senza nessuna garanzia di essere reintegrati. Un bel problema non solo per chi non può più contare su uno stipendio, ma anche per tutti quelli che un lavoro ancora non ce l’hanno e lo stanno cercando: al momento non si può sapere quando le attività di «Italia Lavoro» saranno di nuovo a pieno regime.

«Nei giorni scorsi il ministero del Lavoro ha annunciato le prime procedure di selezione per i nuovi dipendenti, ma sarà impossibile reintegrare tutto il personale prima di giugno - spiega Franco Mittica, dipendente della sede di Torino e rappresentante sindacale dell’azienda -. Questo vuol dire un blocco quasi totale delle politiche attive, oltre a una grande perdita di tempo e conoscenze: chi se ne va lavora con noi da anni, sempre con contratti precari. Il mercato del lavoro italiano è un sistema molto complesso, e a restare a casa è per lo più chi aveva ruoli operativi».

Il nodo dei concorsi

Anche per i nuovi assunti, come è stato fino a oggi, si prevedono solo contratti a termine: ai concorsi dei prossimi mesi potrà partecipare anche chi già lavorava per il Ministero, ma senza nessuna garanzia di riconquistare il posto. «Nel 2016 ci ritroveremo nella stessa situazione di oggi, con quasi un migliaio di contratti in scadenza e nessuna certezza sul futuro - continua Mittica -. Una politica folle, e in contrasto con i piani di intervento dell’Unione europea, che richiedono una progettazione a lungo termine».

Social card a rischio

Oltre a rallentare l’attuazione delle misure previste da Garanzia Giovani, a rischio c’è il piano operativo per l’inclusione sociale finanziato dall’Europa e il Sia, cioè il sostegno per l’inclusione attiva: una riedizione della «social card» che prevede non solo sostegno economico, ma un progetto di inclusione lavorativa per gli adulti, scolastica per i bambini, sociale e sanitaria la famiglia.

Niente indennità

Non basta. Non si sa più nulla nemmeno della cosiddetta Dis-Coll, la nuova indennità di disoccupazione per i collaboratori: sulla carta è attiva dal primo gennaio, ma non può essere erogata dall’Inps perché mancano procedure e modulistica. «Una disfunzione macroscopica, simbolo di una politica che va avanti con una distanza siderale dalla macchina organizzativa - conclude Mittica -. Prima era possibile ricevere un contributo una tantum, che ora è stato abrogato a favore della nuova disciplina». Che però ancora non funziona.

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